lunedì 15 dicembre 2008

Social software

Ecco alcuni Social Software:


FRIENDSTER
FRIENDSTER in Italia non è molto conosciuto ma in America è il numero 2 dopo Myspace per volume di iscrizioni. E il diretto rivale di myspace, anche se è molto migliore rispetto Myspace come ‘organization’ ecco quindi che avremo una sezione "amici", "photo album", "Typelist" e "control panel". Inoltre la sezione ‘blog’ ha a sua volta le sottosezioni: post, manage, design, configure. Difetti? Il fatto che non essendo molto usato in Italia c'è solo la versione in inglese.

ORKUT
Orkut è un social network lanciato nel 2004 da Google.
Come altri siti simili, Orkut permette di realizzare un profilo degli utenti in cui confluiscono dati generali (come la nazionalità, l'età anagrafica o la città di residenza), ma anche immagini ed elenchi flessibili degli interessi di ogni iscritto. È anche prevista la possibilità di inserire nel proprio profilo dei video.
Caratteristica distintiva di Orkut è la presenza delle "comunità". Si tratta di gruppi di utenti che condividono uno stesso interesse o, più spesso, una medesima lingua o nazionalità.
Nel vasto ecosistema di Social Network, Orkut si segnala per una politica di netta chiusura verso l'esterno. Non è infatti possibile accedere ad alcuna informazione riguardante i membri a meno di non iscriversi al servizio. Anche agli utenti già iscritti Orkut offre notevoli strumenti di protezione delle informazioni con la possibilità di stabilire con precisione come e con chi condividere i propri dati. L'iscrizione al servizio è gratuita e necessita di un account Google che, in caso, verrà attivato contestualmente all'iscrizione.

FACEBOOK
Facebook è stato fondato nel 2004 da Mark Zuckerberg.
Lo scopo principale iniziale di Facebook era di far mantenere i contatti tra studenti di università e licei di tutto il mondo, adesso è diventata una rete sociale che abbraccia trasversalmente tutti gli utenti di internet.Gli utenti creano profili che spesso contengono foto e liste di interessi personali, scambiano messaggi privati o pubblici e fanno parte di gruppi di amici. La visione dei dati dettagliati del profilo è ristretta ad utenti della stessa rete o di amici confermati.
Il sito è gratuito per gli utenti e trae guadagno dalla pubblicità inclusi i banner.

Per conoscere altri social software è possibile collegarsi al Blog di Anna Nicole Guiotto: http://nicolegui8.blogspot.com/

martedì 9 dicembre 2008

Prosemica

La prossemica è la disciplina che studia lo spazio e le distanze all'interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale.

Il termine è stato introdotto e coniato dall'antropologo Edward T. Hall nel 1963 per indicare lo studio delle relazioni di vicinanza nella comunicazione.

Hall ha osservato che la distanza tra le persone è correlata con la distanza fisica, ha definito e misurato quindi quattro "zone" interpersonali:

La distanza intima (0-45 cm).



La distanza personale (45-120 cm) per l'interazione tra amici.



La distanza sociale (1,2-3,5 metri) per la comunicazione tra conoscenti o il rapporto direttore-dipendenti.



La distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) per le pubbliche relazioni.



Nel libro "La dimensione nascosta", Hall osservò che la distanza alla quale ci si sente a proprio agio con le altre persone vicine dipende dalla propria cultura: i sauditi, i norvegesi, gli italiani e i giapponesi hanno infatti diverse concezioni di vicinanza.
Gli arabi preferiscono stare molto vicini tra loro, quasi gomito a gomito, gli europei e gli asiatici si tengono invece fuori dal raggio di azione del braccio. In alcune regioni meridionali dell’India, dove la distanza che gli appartenenti alle diverse caste devono mantenere fra di loro è rigidamente stabilita, quando gli individui della casta più bassa (paria) incontrano i bramini, la casta più elevata, debbono tenersi a una distanza di 39 metri.
Altra differenza è quella tra i sessi, i maschi si trovano più a loro agio a lato di una persona, invece le femmine di fronte.
Particolare rilevanza ha acquistato anche la prossemica dell' ascensore: ad esempio gli europei in ascensore si pongono a cerchio con la schiena appoggiata alle pareti, mentre gli americani si pongono in fila con la faccia rivolta alla porta.


(tratto da wikipedia)

Semiologia

Si è detto che, quando ci esprimiamo per iscritto o a voce, realizziamo una comunicazione e inviamo un messaggio a un destinatario che lo può cogliere o lasciar cadere nel vuoto.

La scienza che studia il valore dei diversi segni comunicativi, come lingue, codici, segnalazioni ecc. compresi quelli non specificamente umani, è la semiologia.

La nostra esistenza, per il fatto stesso di essere un'esistenza sociale, comunitaria, una vita in mezzo agli altri, è intessuta di segnali che, messi in certe condizioni, comunicano un determinato messaggio che la gente in genere riesce ad interpretare. Per esempio, come visto precedentemente nell'area "comunicazione verbale e non verbale", quando avvicino il dito indice al naso, chi mi sta accanto capisce che questo segno vuol dire "stai zitto".

E' chiaro che non sempre l'interpretazione di questi segnali è facile e unanime.

Ciò vuol dire che questi segni o segnali, per essere capiti da tutti allo stesso modo, devono essere fatti corrispondere ad un codice convenuto: solo chi conosce questo codice è in grado di capire il segnale nella maniera corretta.

Ci sono casi in cui la stessa idea ci può essere trasmessa da segni distinti, ognuno corrispondente ad un determinato tipo di codice. Prendiamo l'esempio del "codice stradale": la stessa idea di alt mi può essere comunicata così:






In tutti e quattro i casi, la mia reazione è identica: mi fermo ed aspetto che qualcosa muti, prima di muovermi e proseguire. si può dire che il significante è rappresentato dal vigile, dalla scritta STOP, dal colore rosso del semaforo ecc.; e che il significato espresso da tutti questi segnali è lo stesso: quello di "alt", ottenuto grazie al riferimento di un codice convenuto, imparato a scuola o nella pratica di tutti i giorni.

L'importanza del significante per la determinazione del significato è notevole. Ecco nell'illustrazione e destra, il caso in cui, a seconda che prevalga un significante o l'altro, cambia il significato.

Se prevale la parte scura (significante), emerge in primo piano un calice (significato); se si fissa la parte chiara (significante), si possono scorgere due profili di persone (significato)




Gli organi della fonazione


Gli organi interessati alla produzione dei suoni sono indicati nello schema sopra riprodotto. Semplificando, si può dire che l'aria, emessa dai polmoni, attraversa la trachea e incontra, lungo il suo percorso, degli organi ( le corde vocali) che, vibrando, producono dei suoni, amplificati dalla cavità orale (bocca). I vari organi presenti (ugola, velo palatino, lingua, labbra, ecc.), essendo mobili consentono la produzione di più suoni.

Nel parlare, non tutti i suoni prodotti nella cavità orale servono a formare le parole; i suoni che servono a formare le parole di una lingua prendono il nome di fonemi che, nella lingua italiana, assomano ad una cinquantina.

Attenzione! i fonemi che costituiscono l'italiano non corrispondono alle sole lettere dell'alfabeto scritto (sono 21): per esempio, al segno alfabetico scritto c corrispondono due fonemi ben distinti, a seconda della vocale che segue. (K cane; C cena) In altri casi, per rappresentare un solo fonema si usano due o più segni. (SC di scena).

A questo punto, riunendo insieme più fonemi si ottengono le parole. Da osservazioni effettuate, risulta che con i 40 fonemi di partenza siamo in grado di formare circa 200 mila parole, ma volendo ne potremo formare ancora di più.

Se prendiamo i fonemi /a/m/r/e e li combiniamo tra loro , otteniamo almeno sette parole (cioè segni provvisti di significato): mare/rame/rema/mera/erma/arem/arme/. Combinando ancora fra di loro le parole così formate, otteniamo le varie frasi con le quali esprimiamo e comunichiamo il nostro pensiero. Se con quattro fonemi e stato possibile articolare ben sette parole, è facile immaginare quante frasi si possono ottenere mescolando le parole via via costruite.

Comunicazione verbale e non-verbale







Le due immagini presentano la stessa situazione di COMUNICAZIONE: in entrambi i casi, essi rivolgono una richiesta a qualcuno. Descrivendo il procedimento della comunicazione, diciamo che:

- le donne rappresentate sono le emittenti
- noi che osserviamo siamo i destinatari
- le richieste costituiscono il messaggio, o contenuto della comunicazione, che presuppone una risposta o un messaggio di ritorno.

C'è una differenza fra le due situazioni: nella prima situazione la ragazza si serve del dito davanti alla bocca per trasmettere il messaggio; nella seconda, invece, usa la parola.


I segni utilizzati cambiano: in un caso ci si serve dei gesti, nell'altro della lingua.

Per organizzare ed interpretare i messaggi, sia l'emittente sia il destinatrio debbono conoscere il codice scelto. In caso contrario, la comunicazione diventa equivoca, incompleta, impossibile.

Non possiamo dire quanti codici di comunicazione esistano: essi variano nel tempo, da luogo a luogo e, volendo, ciascuno di noi ne può inventare uno.

Una grande prima distinzione può essere fatta fra i sistemi verbali e quelli non verbali.


I sistemi non verbali di comunicazione sono numerosissimi:
- pittura
- danza gesto posizione del corpo
- insegne/segnaletica
- suoni
- fumo
- colori
- posizioni delle mai
- ecc..


In parecchie occasioni, noi comunichiamo servandoci di codici di questo tipo. Ci sono delle situazioni in cui il ricorso al codice non verbale è d'uso comune e non ci è difficile capire il messaggio: la strizzatina d'occhio, il gesto per indicare sete, le gomitate ecc. Presso molti popoli, la comunicazione non verbale, per esempio tramite la danza o la mimica, è ancora più ricca e variata della nostra; basti pensare alle popoalzioni africane.


La comunicazione mediante il codice verbale è esclusiva dell'uomo. L'animale non solo non ha l'uso della parola, ma si avvale di codici non verbali in maniera ripetitiva, guidato dall'istinto. Così le lucciole-maschio, con i loro lampeggiamenti notturni, di intensità e frequenza varie, segnalano la loro presenza, secondo quanto l'istinto le spinge a fare, e senza che intervenga direttamente la loro volontà. Gli esempi potrebbero continuare, citando gli scimpanzè, le api, le oche e tanti altri animali.


I linguaggi usati dall'uomo per comunicare sono numerosi. La parola è accompagnata o sostituita da un altro segno: gesto, posizione, movimento, fischio, ecc. In molte situazioni, ci esprimiamo aiutandoci con i gesti o con la mimica del volto. Però, tutto sommato, la parola rappresenta il sistema di comunicazione più potente fra tutti i linguaggi. Perchè?


I linguaggi non verbali usati dell'animale o dall'uomo sono statici, ripetitivi, in quanto comunicano sempre lo stesso messaggio; inoltre, non sempre sono in grado di trasmettere un'idea astratta o un insieme di idee: i cenni del capo, i gesti con le mani danno un'informazione precisa ma limitata e priva delle sfumature presenti, invece, nella parola. Rispetto agli altri codici comunicativi, la lingua è quello che più degli altri si adatta alle situazioni, si modifica, si organizza, ed è il solo a garantire una migliore comunicazione di pensieri e sentimenti.


Poi, la lingua è un sistema economico di comunicazzione, perchè con pochi elementi (i suoni) riusciamo a costruire tutte le parole e le frasi che vogliamo. La stessa cosa vale a livello di linguaggio scritto con l'alfabeto, le cui singole lettere, combinandosi, danno origine ad un'infinità di parole e frasi.

Per ulteriori approfondimenti è possibile visitare il blog di Carlotta Borsoi: http://comunicazioneeducativa.blogspot.com